Stato nutrizionale nel paziente COVID 19

Prefazione: i coronavirus sono di grandi dimensioni con RNA a singolo filamento che infettano gli esseri viventi (uomo, animali); sono virioni sferici con un guscio del nucleo e proiezioni di superficie simile a una corona solare, che comprendono 4 sottofamiglie: alfa, beta, gamma, delta. La SARS-Co-V-2 infetta le cellule epiteliali alveolari polmonari utilizzando l’enzima di conversione dell’angiotensina II (ACE) come recettore di ingresso. Ci sono farmaci che possono inibire l’ingresso virale nelle cellule bersaglio attraverso una glicoproteina di membrana, localizzata sull’epitelio dei capillari polmonari (sono state utili le cure con O2 O3 eseguite nel 2020 e 2021 presso alcuni ospedali, compreso quello di Udine).
La nutrizione ha un ruolo importante nei pazienti COVID 19: tale infezione e la malnutrizione coesistono. Con il progredire della malattia, molti pazienti tendono alla denutrizione. Tale stato nutrizionale e le carenze di micronutrienti peggiorano la malattia, aumentando il rischio di fallimento del trattamento fino ad arrivare alla morte: da sempre, diete di qualità superiore e un conseguente miglior stato nutrizionale (l’uso di integratori multivitaminici) sono state coadiuvanti per la riduzione dei danni in molte virosi. L’assunzione di vitamina D3, Acido folico + k2, vitamina C, E, Selenio, Zinco ha contribuito, negli Stati Uniti, alla riduzione di tali danni e della morte. Di conseguenza, anche nel COVID 19, l’alimentazione è collegata all’immunità: minor rischio di contrarre la malattia e una minor gravità durante il decorso. Il decorso del COVID 19 è più grave tra gli anziani e tra le persone con patologie croniche (diabete, ipertensione, cancro, ecc.). La presenza di infezione da COVID comporta una perdita di calorie che porta a perdita di peso significativa. Una dieta ottimale deve fornire quantità adeguate di macronutrienti, minerali essenziali, vitamine con conseguente numero sufficiente di cellule immunitarie e anticorpi, indispensabile risposta alle infezioni: l’effetto benefico è stato osservato in pazienti di tutte le età/o con malattie croniche presenti. Lo zinco è un componente di molti enzimi e fattori di trascrizione in tutte le cellule del corpo: livelli inadeguati di zinco limitano la capacità dell’individuo ad una adeguata risposta immunitaria alle infezioni, per cui l’integrazione di zinco per os riduce il tasso di incidenza delle infezioni respiratorie acute e di recupero. La vitamina C è un cofattore di molti enzimi e migliora la funzione di tali enzimi, in quanto mantengono i loro ioni metallici nella forma ridotta: agisce, cioè, come antiossidante; ne consegue una riduzione delle infezioni delle vie respiratorie. La vitamina D riduce le probabilità di sviluppare infezioni acute delle vie respiratorie da virus. Nelle polmoniti virali, lo stress ossidativo ha un ruolo molto importante, pertanto l’utilizzo di antiossidanti attivi e non tossici come la N-acetilcisteina (NAC: precursore del glutatione) nella terapia antivirale e cortisonica della SARS (e quindi del COVID 19) sviluppa un effetto terapeutico positivo.

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